Per capire se il lavoratore abusa della pausa caffè e valutare se ci sono gli estremi per il licenziamento, basta osservare il comportamento del lavoratore e vedere quante volte si allontana dalla scrivania. Ma con i lavoratori distanza? Cioè con chi presta la propria attività fuori sede? È lecito verificare la produttività del lavoratore e quindi anche quanto lavoro effettivo fanno e quante ore passano a perdere tempo?
Secondo la Cassazione, sì. Con una sentenza [2], la Suprema Corte ha stabilito che il datore di lavoro ha il diritto di controllare tramite un sistema Gps il comportamento di un dipendente che opera fuori sede. I sistemi di Gps spesso consentono il monitoraggio degli stili di guida dei trasportatori, consumi, pause e altro. È quello che viene chiamato «controllo difensivo», cioè finalizzato a verificare eventuali mancanze o atteggiamenti contrari alla normale attività che possono anche ledere l’immagine dell’azienda. Spesso infatti si identifica la società nella figura del lavoratore con cui si ha a che fare, nuocendo all’immagine dell’azienda stessa, così un dipendente tenuto sotto l’occhio di un Gps, grazie ad un’agenzia investigativa, è stato sorpreso a fare più pause caffè ed aperitivi con amici e colleghi del dovuto e per tale motivo è stato licenziato.
Secondo i giudici, il dipendente non può determinare in modo unilaterale quando e, soprattutto, quanto staccare dal lavoro per concedersi un momento di svago. Molto dipende dall’ambiente di lavoro e dalla produttività dei singoli dipendenti, ma se viene a mancare la fiducia posta in lui dal datore di lavoro e questo può essere uno degli elementi che fa legittimare il licenziamento.